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PRESIDENZIALI IN FRANCIA: PAS DE DEUX
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Dal carovita al clima, fino alla guerra in Ucraina: nel dibattito tv tra
Macron e Le Pen si scontrano due visioni opposte della Francia e del
mondo. L’Europa guarda con apprensione al voto di domenica, cruciale per
l’intera Unione.
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A
quattro giorni dal ballottaggio per le presidenziali, 14 milioni di francesi hanno
distolto l’attenzione per qualche ora dal conflitto in Ucraina per concentrarsi
sull’unico dibattito tra i
due candidati in corsa al secondo turno: il presidente uscente Emmanuel
Macron, leader di En Marche!, e la sfidante del partito di
estrema destra Rassemblement National (RN), Marine Le Pen. Un confronto
serrato, durato quasi tre ore e trasmesso da TF1 e France 2 in cui i due partecipanti
si sono scontrati su argomenti diversi, dal conflitto in corso ai rapporti con
Mosca, i cambiamenti climatici, l’inflazione e le sfide per l’Unione Europea,
di cui la Francia è attualmente presidente di turno. Alla fine, secondo i
sondaggisti, a uscirne vincitore è stato
Macron, che ha convinto il 59% dei francesi, contro Le Pen ferma a 39%. A
cinque anni dall’ultimo faccia a faccia, la capofila del sovranismo francese “è sempre non all’altezza”, titola oggi
impietosamente il quotidiano Libération. Secondo gran parte della stampa transalpina la sfidante è stata approssimativa e poco convincente
mentre Macron ha avuto spesso atteggiamenti arroganti, ma non ha mai mollato
l’avversaria e, nel complesso, ha
dominato il dibattito. L’Europa tira un sospiro di sollievo mentre vede
allontanarsi la prospettiva dell’elezione di una leader euroscettica, populista
e xenofoba. Ma aspetta il responso delle urne come un test da superare, il cui
esito sarà cruciale per l’intera Ue.
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I due volti della Francia?
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Se ad accendere il dibattito è stata la questione del potere d’acquisto,
prima preoccupazione dei francesi per via del carovita, anche sul clima i due contendenti hanno fatto scintille: il
presidente ha rivendicato l’obiettivo di rendere la Francia “più indipendente e
più forte” e “una grande potenza ecologica del XXI secolo”. La sfidante ha
definito il libero scambio “responsabile delle emissioni di gas a effetto
serra”. Le Pen ha proposto una produzione “sul posto” e un consumo “il più
vicino possibile”, anche per evitare “la sofferenza degli animali”. Macron ha
poi accusato Le Pen di essere “climato-scettica”.
Un fendente a cui la leader del Rassemblement ha risposto bollandolo con
il termine “climato-ipocrita” e
accusandolo di portare avanti “il peggio
dell’ecologia punitiva”. Botta e risposta
finalizzati ad uno stesso obiettivo: convincere i francesi indecisi, o tentati
dall’astensionismo, soprattutto tra i giovani. A
cominciare dai 7 milioni e mezzo che al primo turno avevano votato per il
“tribuno rosso” Jean-Luc Mélenchon. All’indomani del primo turno le università francesi sono
state tappezzate dallo striscione che sintetizza la posizione dell’elettorato
più giovane: “Né con Macron, né con Le
Pen” reputati una il volto di una deriva estremista da arginare e l’altro
il paladino dello status quo e di una classe politica sorda alle richieste
delle nuove generazioni.
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L'ombra del Cremlino su Le Pen?
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La guerra
in Ucraina e i rapporti con Mosca non potevano non irrompere
nel confronto in prima serata tra i due candidati in corsa: la politica estera è stato l’argomento che ha
messo più in difficoltà la leader di RN e che l’ha costretta ad una posizione difensiva
che – è opinione comune oggi sulla stampa – ha poi mantenuto per l’intero
dibattito. L’affondo di Macron è partito quando Le Pen si è congratulata per i
passi compiuti per aiutare il popolo ucraino “in nome della Francia”, ma ha
messo in dubbio le sanzioni alla Russia
che, secondo lei, “faranno un enorme danno al popolo francese”. Il presidente
le ha quindi rinfacciato il suo sostegno
all'annessione russa della Crimea nel 2014 e il fatto che il suo partito
abbia contratto prestiti da banche russe. Quando parla con la Russia,
ha proseguito Macron, “lei parla col suo
banchiere” e non con dirigenti di un altro paese. “Forse è per questo – ha
rincarato – che quando bisogna assumere scelte coraggiose né lei né i suoi
rappresentanti siete presenti all'appuntamento”. Sull'Europa, Macron ha
accusato Le Pen di voler ancora lasciare l'Ue, “ma adesso semplicemente non lo dici più”. Ne è seguito un
battibecco acceso: “Non esiste una sovranità europea perché non esiste
un popolo europeo: ho capito che volete rimpiazzare la sovranità francese
con quella europea”, ha detto Le Pen. Gran parte del suo programma, secondo
Macron, violerebbe le leggi e i principi
dell'Ue: “Non puoi cambiare le regole di un club di 27 membri da sola, solo
perché sei Marine Le Pen. Il tuo è un progetto che rimpicciolirebbe la Francia”.
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L'approfondimento di oggi:
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L'Italia scommette sull'Africa?
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E proprio
nei battibecchi sui cambiamenti climatici, il potere d’acquisto e le sanzioni
sul gas è spiccato un elemento distintivo che ha caratterizzato l’intero
confronto tra i due candidati: due visioni
diametralmente opposte della Francia e dell’Europa. Per Politico un’elezione di Marine Le Pen si tradurrebbe niente di meno che della
‘Fine dell’Europa che conosciamo’, pertanto la prospettiva allarma ben oltre i
confini nazionali. “Le elezioni in Francia sono più importanti per l'Europa di
quelle tedesche”, ha avvertito Armin Laschet, candidato della Cdu/Csu sconfitto
alla successione di Angela Merkel. E d’altra parte il programma del Rassemblement è esplicito: esisterebbe tra Francia e Germania “una profonda e irrimediabile divergenza di vedute dottrinali,
operative e industriali”. Vi si sottolinea che Marine Le Pen intende rimuovere
la bandiera europea e che, contrariamente a una tradizione consolidata, non ha
intenzione di recarsi a Berlino per il suo primo viaggio internazionale. Come
ha sintetizzato il presidente al termine del dibattito: “Questa elezione è un referendum per o contro l'Ue, un
referendum sul legame con la Germania, un referendum sulla protezione del
clima, un referendum sulla laicità e la fraternità nella Repubblica e dunque un referendum su quello che siamo
profondamente, da dove veniamo e quello che dovremo fare”.
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