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21 aprile 2022

PRESIDENZIALI IN FRANCIA: 
PAS DE DEUX

Dal carovita al clima, fino alla guerra in Ucraina: nel dibattito tv tra Macron e Le Pen si scontrano due visioni opposte della Francia e del mondo. L’Europa guarda con apprensione al voto di domenica, cruciale per l’intera Unione.

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A quattro giorni dal ballottaggio per le presidenziali, 14 milioni di francesi hanno distolto l’attenzione per qualche ora dal conflitto in Ucraina per concentrarsi sull’unico dibattito tra i due candidati in corsa al secondo turno: il presidente uscente Emmanuel Macron, leader di En Marche!, e la sfidante del partito di estrema destra Rassemblement National (RN), Marine Le Pen. Un confronto serrato, durato quasi tre ore e trasmesso da TF1 e France 2 in cui i due partecipanti si sono scontrati su argomenti diversi, dal conflitto in corso ai rapporti con Mosca, i cambiamenti climatici, l’inflazione e le sfide per l’Unione Europea, di cui la Francia è attualmente presidente di turno. Alla fine, secondo i sondaggisti, a uscirne vincitore è stato Macron, che ha convinto il 59% dei francesi, contro Le Pen ferma a 39%. A cinque anni dall’ultimo faccia a faccia, la capofila del sovranismo francese “è sempre non all’altezza”, titola oggi impietosamente il quotidiano Libération. Secondo gran parte della stampa transalpina la sfidante è stata approssimativa e poco convincente mentre Macron ha avuto spesso atteggiamenti arroganti, ma non ha mai mollato l’avversaria e, nel complesso, ha dominato il dibattito. L’Europa tira un sospiro di sollievo mentre vede allontanarsi la prospettiva dell’elezione di una leader euroscettica, populista e xenofoba. Ma aspetta il responso delle urne come un test da superare, il cui esito sarà cruciale per l’intera Ue.

I due volti della Francia?

Se ad accendere il dibattito è stata la questione del potere d’acquisto, prima preoccupazione dei francesi per via del carovita, anche sul clima i due contendenti hanno fatto scintille: il presidente ha rivendicato l’obiettivo di rendere la Francia “più indipendente e più forte” e “una grande potenza ecologica del XXI secolo”. La sfidante ha definito il libero scambio “responsabile delle emissioni di gas a effetto serra”. Le Pen ha proposto una produzione “sul posto” e un consumo “il più vicino possibile”, anche per evitare “la sofferenza degli animali”. Macron ha poi accusato Le Pen di essere “climato-scettica”. Un fendente a cui la leader del Rassemblement ha risposto bollandolo con il termine “climato-ipocrita” e accusandolo di portare avanti “il peggio dell’ecologia punitiva”. Botta e risposta finalizzati ad uno stesso obiettivo: convincere i francesi indecisi, o tentati dall’astensionismo, soprattutto tra i giovani. A cominciare dai 7 milioni e mezzo che al primo turno avevano votato per il “tribuno rosso” Jean-Luc Mélenchon. All’indomani del primo turno le università francesi sono state tappezzate dallo striscione che sintetizza la posizione dell’elettorato più giovane: “Né con Macron, né con Le Pen” reputati una il volto di una deriva estremista da arginare e l’altro il paladino dello status quo e di una classe politica sorda alle richieste delle nuove generazioni.

L'ombra del Cremlino su Le Pen?

La guerra in Ucraina e i rapporti con Mosca non potevano non irrompere nel confronto in prima serata tra i due candidati in corsa: la politica estera è stato l’argomento che ha messo più in difficoltà la leader di RN e che l’ha costretta ad una posizione difensiva che – è opinione comune oggi sulla stampa – ha poi mantenuto per l’intero dibattito. L’affondo di Macron è partito quando Le Pen si è congratulata per i passi compiuti per aiutare il popolo ucraino “in nome della Francia”, ma ha messo in dubbio le sanzioni alla Russia che, secondo lei, “faranno un enorme danno al popolo francese”. Il presidente le ha quindi rinfacciato il suo sostegno all'annessione russa della Crimea nel 2014 e il fatto che il suo partito abbia contratto prestiti da banche russe. Quando parla con la Russia, ha proseguito Macron, “lei parla col suo banchiere” e non con dirigenti di un altro paese. “Forse è per questo – ha rincarato – che quando bisogna assumere scelte coraggiose né lei né i suoi rappresentanti siete presenti all'appuntamento”. Sull'Europa, Macron ha accusato Le Pen di voler ancora lasciare l'Ue, “ma adesso semplicemente non lo dici più”. Ne è seguito un battibecco acceso: “Non esiste una sovranità europea perché non esiste un popolo europeo: ho capito che volete rimpiazzare la sovranità francese con quella europea”, ha detto Le Pen. Gran parte del suo programma, secondo Macron, violerebbe le leggi e i principi dell'Ue: “Non puoi cambiare le regole di un club di 27 membri da sola, solo perché sei Marine Le Pen. Il tuo è un progetto che rimpicciolirebbe la Francia”.

L'Italia scommette sull'Africa?

E proprio nei battibecchi sui cambiamenti climatici, il potere d’acquisto e le sanzioni sul gas è spiccato un elemento distintivo che ha caratterizzato l’intero confronto tra i due candidati: due visioni diametralmente opposte della Francia e dell’Europa. Per Politico un’elezione di Marine Le Pen si tradurrebbe niente di meno che della ‘Fine dell’Europa che conosciamo’, pertanto la prospettiva allarma ben oltre i confini nazionali. “Le elezioni in Francia sono più importanti per l'Europa di quelle tedesche”, ha avvertito Armin Laschet, candidato della Cdu/Csu sconfitto alla successione di Angela Merkel. E d’altra parte il programma del Rassemblement è esplicito: esisterebbe tra Francia e Germania “una profonda e irrimediabile divergenza di vedute dottrinali, operative e industriali”. Vi si sottolinea che Marine Le Pen intende rimuovere la bandiera europea e che, contrariamente a una tradizione consolidata, non ha intenzione di recarsi a Berlino per il suo primo viaggio internazionale. Come ha sintetizzato il presidente al termine del dibattito: “Questa elezione è un referendum per o contro l'Ue, un referendum sul legame con la Germania, un referendum sulla protezione del clima, un referendum sulla laicità e la fraternità nella Repubblica e dunque un referendum su quello che siamo profondamente, da dove veniamo e quello che dovremo fare”.