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La diplomazia langue,
mentre sul campo sono ore decisive per la sorte di Mariupol. L’Europa discute
di nuove sanzioni e Washington chiede all’India di prendere una posizione più
dura nei confronti di Mosca.
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“Non
è stato un incontro amichevole”. Così il cancelliere
austriaco Karl Nehammer ha descritto l’incontro con il presidente russo
Vladimir Putin avuto ieri a Mosca. Nehammer
ha detto di aver trasmesso a Putin il concetto che “questa guerra deve finire,
perché in una guerra ci sono solo perdenti da entrambe le parti”. Durante il
colloquio, durato circa 75 minuti,
Nehammer ha detto di aver chiesto un’indagine internazionale sui presunti crimini di guerra commessi da
parte russa in Ucraina e ha ribadito che le sanzioni europee continueranno
finché continueranno i combattimenti. I media russi riferiscono che l'incontro,
avvenuto nella residenza ufficiale di Putin, a Novo-Ogaryovo appena fuori
Mosca, si è svolto a porte chiuse su
richiesta dell'Austria. Anche se il cancelliere
austriaco è
il primo leader europeo ad aver incontrato di persona il presidente russo
dall'inizio dell'invasione, la sua visita è guardata con diffidenza da diverse cancellerie: l’Austria
– che non fa parte della Nato – è,
insieme alla Germania, uno dei paesi più
dipendenti dal gas russo in Europa e tra coloro che maggiormente si oppongono ad un embargo energetico contro Mosca. Il
viaggio aveva lo scopo di far capire a Putin che la Russia “ha perso la guerra da un
punto di vista morale”, ha spiegato il ministro degli Esteri austriaco Alexander Shallenberg.
Nehammer e Putin però avrebbero discusso anche delle forniture di gas russo
all'Europa. Intanto sul terreno i combattimenti infuriano soprattutto nell’est
del paese: le prossime ore – secondo fonti di intelligence – potrebbero essere decisive per le sorti di Mariupol, città
martire che da oltre 40 giorni resiste all’assedio. E c’è allarme per la
notizia – non confermata – riguardo al ricorso ad armi chimiche e sostanze
tossiche nell’area del Donbass.
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L'Europa delle 'linee rosse'?
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Il
ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è tornato a polemizzare con l’Unione europea dopo che l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue Josep
Borrell ha dichiarato che l’Europa continuerà sulla linea delle sanzioni e
dell’aiuto militare a Kiev, e ha accusato Mosca di crimini di guerra. “Le sue
dichiarazioni – ha detto Lavrov citato dalla Tass – mostrano che l’Ue
vede Kiev come una testa di ponte per sopprimere la Russia”. In Europa intanto
si continua a discutere del prossimo pacchetto di sanzioni contro Mosca: per
Borrell “nulla
è fuori discussione, comprese le sanzioni su petrolio e gas”, considerato
che il greggio pesa molto di più per
l’economia russa del gas. Nel 2021, infatti, l’Ue ha pagato quattro volte
di più per il petrolio russo che per il gas, ha affermato Borrell, quindi, “è molto
importante includere il petrolio, che è al contempo un colpo più pesante ed è
più facile [per l'UE] da sostituire". Ma dichiarazioni a parte non è chiaro quanto ci vorrà perché i
27 raggiungano l’unanimità necessaria
per imporre il blocco alle importazioni di greggio russo. Oltre
all’opposizione fin qui dimostrata da Austria e Germania, il primo ministro
ungherese, Viktor Orban – forte
della rielezione ad un quarto mandato –, ha affermato la scorsa settimana
che l’estensione delle sanzioni al petrolio e al gas russo è “una linea rossa”. È probabile che l’Ue, che importa il 27% del proprio
petrolio dalla Russia, discuta di un abbandono graduale. La Germania si è
impegnata a eliminare il carbone e il petrolio russi entro la fine dell'anno,
ma ha affermato che la fine della dipendenza dal gas russo non sarebbe raggiunta almeno fino al 2024.
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L'approfondimento di oggi:
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La exit strategy italiana?
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La via italiana per la riduzione dalla dipendenza dal
gas russo passa da Algeri: ieri il governo italiano e quello algerino hanno
concordato un aumento delle forniture di
gas che prevede che entro il
2024 l’Italia riceva dal paese nord africano circa 9 miliardi di metri cubi di
gas in più all’anno, sfruttando parte del potenziale ancora inutilizzato del
gasdotto italo algerino Transmed, infrastruttura nata agli inizio degli
anni Ottanta e che collega l’Africa alla Sicilia passando per la Tunisia. L’Algeria,
oggi secondo paese per forniture di gas
all’Italia dopo la Russia, dovrebbe così diventare il nostro primo fornitore. L’accordo
è stato formalizzato ad Algeri, la capitale dell’Algeria, dopo un incontro tra
il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il presidente algerino Abdelmadjid
Tebboune. Ma l'intesa potrebbe essere la
prima di una lunga serie. Subito dopo l'invasione dell'Ucraina, il governo
aveva annunciato che l'Italia si sarebbe
mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo: il nostro paese
importa da Mosca circa 29 miliardi di metri cubi di gas su un fabbisogno totale
di 80 all’anno. E da Palazzo Chigi confermano una lunga lista di contatti con Congo, Angola e Mozambico, tutti
paesi produttori dove l’Eni è presente da anni.
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C’è un paese, considerato un partner dell’Occidente e formalmente
parte del Quad, la
cosiddetta ‘Nato asiatica’ a cui la Cina guarda con crescente
preoccupazione, la cui posizione riguardo alla guerra in Ucraina però non
è chiara come Washington vorrebbe. Si tratta dell’India – dichiaratasi
neutrale nelle ultime due votazioni nell’Assemblea Generale dell’Onu – e che non ha finora adottato sanzioni contro
Mosca. Da anni il Cremlino è, tra l’altro, il maggior fornitore di armi del
grande paese asiatico che nelle ultime settimane ha pressoché raddoppiato
l’acquisto di petrolio dalla Russia. Per questo, in un colloquio bilaterale
avvenuto ieri da remoto, il presidente USA Joe Biden ha esortato l’omologo
indiano Narendra Modi “a prendere una
posizione dura” nei confronti della Russia, chiarendogli – come riportato
dall’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki – che “non crede che sia
nell'interesse dell'India accelerare o aumentare le importazioni di energia
russa o altre materie prime”. La questione non
è passata inosservata e, in conferenza stampa con Antony Blinken, il
ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar ha affermato che
l'ira di Washington quando si tratta di acquisti energetici russi dovrebbe concentrarsi invece sull'Europa:
“Temo che guardando le cifre probabilmente i nostri acquisti totali per un mese
sarebbero inferiori a quelli che l'Europa fa in un solo pomeriggio”, ha detto
il ministro. Se ha sollevato le preoccupazioni di Washington, la neutralità
dell'India si è guadagnata al contempo il
plauso del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che ha elogiato New
Delhi per aver giudicato “la situazione nella sua interezza, e non guardando solo ad una parte”.
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