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11 aprile 2022

FRANCIA: MACRON VERSO IL BIS?

In Francia si andrà al ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen per decidere chi sarà il prossimo presidente della République. Europa col fiato sospeso per un voto che decide le sorti di tutta l’Unione.

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Emmanuel Macron e Marine Le Pen si sfideranno il 24 aprile nel ballottaggio del secondo turno delle elezioni presidenziali francesi dopo essersi imposti al primo turno di ieri, rispettivamente con il 27,9% e il 23,2% dei voti. Il candidato della sinistra, Jean-Luc Mélenchon, vero exploit della tornata, è arrivato molto vicino a qualificarsi per il secondo turno, con il 22%: da oggi il voto del suo elettorato è considerato decisivo per il risultato finale. Pur senza invitare a votare per Macron, il candidato di France Insoumise ha ribadito ieri che “non dobbiamo dare un solo voto alla signora Le Pen”. Anche altri candidati esclusi dal ballottaggio hanno fatto il loro endorsement: per Macron la conservatrice Pécresse, la socialista Hidalgo, il comunista Roussel e il verde Jadot. Per Le Pen: Eric Zemmour e Nicolas Dupont-Aignan. Dati alla mano, la stragrande maggioranza dei sondaggi dà il presidente uscente e candidato di En Marche! come probabile vincitore del secondo turno. Ma la maggioranza sarà molto ridotta rispetto alla valanga con cui travolse la sua avversaria nel 2017. All’indomani dell’elezione, il dibattito in Francia si concentra soprattutto sull’analisi sociologica del voto secondo cui Macron ha sfondato soprattutto tra i pensionati, mentre Le Pen tra le fasce medie della popolazione. Tra gli under 35, invece, è il leader di sinistra Mélenchon a prevalere, con oltre il 30% dei voti. Alta anche l’astensione, che si attesta al 26% e che riguarda soprattutto i giovani: secondo i dati Ipsos France quasi la metà dei ventenni e trentenni non è andata a votare.

Quali fattori chiave nel primo turno?

La riedizione di uno scenario in tutto e per tutto simile a quello del 2017 – un testa a testa tra Macron e Le Pen al ballottaggio – conferma, secondo il quotidiano Politico, “la polarizzazione del panorama politico”: da un lato una Francia filo-europea e liberale e dall’altro una Francia nazionalista e conservatrice. Da considerare anche che entrambi i candidati hanno ottenuto più voti di cinque anni fa, andando a erodere il sostegno alla destra e alla sinistra tradizionali: il Partito socialista e i gollisti de Le Républicains sono praticamente scomparsi. Non c’è stato invece il temuto ‘effetto Zemmour’: l’opinionista televisivo di 63 anni, noto per le sue posizioni xenofobe e razziste che ad ottobre era dato in ascesa nei sondaggi, si è fermato al 7%. A frenare la sua corsa, tra le altre cose, il mutato scenario politico dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, quando sono riemersi i precedenti commenti in cui elogiava il presidente russo Vladimir Putin. Nonostante gli aspri faccia a faccia in campagna elettorale, la retorica incendiaria di Zemmour è servita a far sembrare Marine Le Pen più moderata. Jean Luc Mèlenchon è la più grande sorpresa del primo round: sebbene i sondaggisti avessero ripreso la sua ascesa nelle ultime settimane, il suo risultato si attesta sopra le aspettative e fa di lui il vero ago della bilancia in vista del ballottaggio.

Il destino dell'Europa si decide in Francia?

“Nulla è deciso e il dibattito che avremo nei prossimi 15 giorni sarà decisivo per il nostro paese e per l’Europa”: Emmanuel Macron nella tarda serata di ieri sera, a scrutinio ancora in corso, dà voce a un’idea condivisa un po’ da tutti in Europa. Che nelle urne francesi, il 24 aprile, ci sia gioco non solo il destino della Francia, ma di tutta la Ue. E se per il momento il Vecchio Continente tira un sospiro di sollievo, il rischio che Marine Le Pen possa realizzare un sorpasso al secondo turno è ancora reale. La candidata del Rassemblement National, scettica nei confronti di Bruxelles e delle sue istituzioni, ha più volte affermato di essere a favore di un ritiro della Francia dalla Nato ed è stata un'ammiratrice del presidente russo Vladimir Putin. Se vincesse, l’onda d'urto della sua elezione all’Eliseo in un momento come questo, in cui le forze russe sono impegnate in una guerra sul suolo europeo, in Ucraina, potrebbe avrebbe effetti devastanti per l’Unione. Lo sa bene Le Pen che ha ribadito ieri ai suoi sostenitori che il voto finale tra due settimane “sarà una scelta fondamentale tra due visioni opposte del paese”, da cui dipenderanno “le decisioni politiche del prossimo mandato di cinque anni, ma che impegneranno la Francia per i prossimi cinquanta”. La leader di estrema destra ha garantito che assicurerà l'indipendenza nazionale, controllerà l'immigrazione e restaurerà “la sicurezza per tutti”. Il presidente in carica ha ribadito al contrario la sua posizione solidamente europeista: “Voglio una Francia radicata in un'Europa forte, che coltivi alleanze con le grandi democrazie per difendersi – ha detto Macron – non una Francia che uscita dall'Europa avrebbe come soli alleati l'internazionale dei populisti e degli xenofobi. Quelli non siamo noi!".

L'ombra di Putin sull'Eliseo?

La guerra in Ucraina è piombata sulla campagna per le presidenziali a poche settimane dal voto ed è destinata – con il suo artefice Vladimir Putin – a dominare le prossime due settimane di dibattito. Già ammiratrice del presidente russo e coinvolta in una serie di inchieste su fondi sospetti provenienti da Mosca, Le Pen ha passato le ultime fasi della campagna a dare di sé l’immagine di una leader politica responsabile e indipendente da pressioni esterne. Eppure, una sua vittoria al ballottaggio – osserva Edward Luce – metterebbe in ombra le rielezioni dello scorso fine settimana dell'ungherese Viktor Orban e del serbo Aleksandar Vucic”. Entrambi gli uomini forti sono fan di Putin e applicano il suo metodo autoritario. Ma una vittoria della leader del Rassemblement in Francia sarebbe un evento molto più drammatico. “In qualità di principale stato europeo dotato di armi nucleari, e l'unico all'interno dell'Ue, una vittoria di Le Pen avrebbe un impatto strategico oltre che politico sulla guerra in Ucraina”, afferma Luce. Una preoccupazione che fa breccia anche dall’altra parte dell’Atlantico, dove già qualcuno comincia a chiedersi se Le Pen non sia ‘la versione al femminile di Donald Trump. Di certo, la sua solida performance dimostra il fascino duraturo delle correnti nazionaliste e xenofobe in Europa, scrive il New York Times. E rileva che “nel caso di una sua vittoria, una Francia anti-Nato e filo-russa causerebbe profonda preoccupazione nelle capitali alleate e potrebbe spezzare la risposta transatlantica all'invasione russa dell'Ucraina”.

IL COMMENTO

di Antonio Villafranca, Direttore della ricerca ISPI e Co-Head Osservatorio Europa e governance globale

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“Crollo e polarizzazione. Queste le parole chiave del primo turno. Il crollo (non nuovo) è quello dei partiti tradizionali (socialisti e repubblicani) che insieme si fermano al 6,5%. La polarizzazione è quella dell'elettorato che per quasi la metà vota per l'estrema sinistra o l'estrema destra. Salvo sorprese, Macron dovrebbe spuntarla al secondo turno contro Le Pen, ma, chiunque sarà il prossimo Presidente, avrà mezzo paese contro. I gilet gialli, o chi per loro, torneranno a farsi sentire”.