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FRANCIA: MACRON VERSO IL BIS?
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In Francia si andrà al ballottaggio tra Emmanuel
Macron e Marine Le Pen per decidere chi sarà il prossimo presidente della République.
Europa col fiato sospeso per un voto che decide le sorti di tutta l’Unione.
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Emmanuel Macron e Marine Le
Pen si sfideranno il 24 aprile nel ballottaggio del secondo turno delle
elezioni presidenziali francesi dopo
essersi imposti al primo turno di ieri, rispettivamente con il 27,9% e il 23,2% dei voti. Il candidato della sinistra,
Jean-Luc Mélenchon, vero exploit della tornata, è arrivato molto vicino
a qualificarsi per il secondo turno, con il 22%: da oggi il voto del suo
elettorato è considerato decisivo per il
risultato finale. Pur senza invitare a votare per Macron, il candidato
di France Insoumise ha ribadito ieri che “non dobbiamo dare un solo
voto alla signora Le Pen”. Anche altri candidati esclusi dal ballottaggio hanno fatto il
loro endorsement: per Macron la
conservatrice Pécresse, la socialista Hidalgo, il
comunista Roussel e il verde Jadot. Per Le Pen: Eric
Zemmour e Nicolas Dupont-Aignan. Dati alla
mano, la stragrande maggioranza dei sondaggi dà il presidente uscente e
candidato di En Marche! come probabile vincitore del secondo turno. Ma la
maggioranza sarà molto ridotta rispetto alla valanga con cui travolse la sua
avversaria nel 2017. All’indomani dell’elezione, il dibattito in Francia si
concentra soprattutto sull’analisi sociologica del voto secondo cui Macron ha sfondato soprattutto tra i
pensionati, mentre Le Pen tra le fasce medie della popolazione. Tra gli
under 35, invece, è il leader di sinistra Mélenchon a prevalere, con oltre il
30% dei voti. Alta anche l’astensione, che si attesta al 26% e che riguarda
soprattutto i giovani: secondo i dati Ipsos France quasi la metà dei ventenni e
trentenni non è andata a votare.
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Quali fattori chiave nel primo turno?
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La riedizione di uno scenario in tutto e per tutto simile a quello del
2017 – un testa a testa tra Macron e Le Pen al ballottaggio – conferma, secondo il quotidiano Politico, “la polarizzazione
del panorama politico”: da un lato una Francia filo-europea e liberale e dall’altro
una Francia nazionalista e conservatrice. Da considerare anche che entrambi i
candidati hanno ottenuto più voti di cinque anni fa, andando a erodere il sostegno alla destra e alla
sinistra tradizionali: il Partito socialista e i gollisti de Le
Républicains sono praticamente scomparsi. Non c’è stato invece il temuto ‘effetto Zemmour’: l’opinionista
televisivo di 63 anni, noto per le sue posizioni xenofobe e razziste che ad
ottobre era dato in ascesa nei sondaggi, si
è fermato al 7%. A frenare la sua corsa, tra le altre cose, il mutato
scenario politico dopo lo scoppio della guerra
in Ucraina, quando sono riemersi i precedenti commenti in cui elogiava il presidente
russo Vladimir Putin. Nonostante gli aspri faccia a faccia in campagna
elettorale, la retorica incendiaria di Zemmour è servita a far sembrare Marine Le Pen più moderata. Jean
Luc Mèlenchon è la più grande sorpresa del primo round: sebbene
i sondaggisti avessero ripreso la sua ascesa nelle ultime settimane, il suo
risultato si attesta sopra le aspettative e fa di lui il vero ago della bilancia in vista del ballottaggio.
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L'approfondimento di oggi:
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Il destino dell'Europa si decide in Francia?
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“Nulla è deciso e il dibattito che avremo nei prossimi 15 giorni
sarà decisivo per il nostro paese e per l’Europa”: Emmanuel Macron nella
tarda serata di ieri sera, a scrutinio ancora in corso, dà voce a un’idea condivisa un po’ da tutti in
Europa. Che nelle urne francesi, il 24 aprile, ci sia gioco non solo il destino della Francia, ma di tutta la Ue. E se
per il momento il Vecchio Continente tira un sospiro di sollievo, il rischio che Marine Le Pen possa
realizzare un sorpasso al secondo turno è ancora reale. La candidata del Rassemblement
National, scettica nei confronti di Bruxelles e delle sue istituzioni, ha
più volte affermato di essere a favore di un
ritiro della Francia dalla Nato ed è stata un'ammiratrice del presidente russo Vladimir Putin. Se
vincesse, l’onda d'urto della sua
elezione all’Eliseo in un momento come questo, in cui le forze russe sono impegnate
in una guerra sul suolo europeo, in Ucraina, potrebbe avrebbe effetti
devastanti per l’Unione. Lo sa bene Le Pen che ha ribadito ieri ai suoi
sostenitori che il voto finale tra due settimane “sarà una scelta fondamentale tra due
visioni opposte del paese”, da cui dipenderanno “le decisioni
politiche del prossimo mandato di cinque anni, ma che impegneranno la Francia per i prossimi cinquanta”. La leader di
estrema destra ha garantito che assicurerà l'indipendenza nazionale,
controllerà l'immigrazione e restaurerà “la sicurezza per tutti”. Il presidente
in carica ha ribadito al contrario la sua posizione solidamente europeista: “Voglio
una Francia radicata in un'Europa forte, che coltivi alleanze con le grandi
democrazie per difendersi – ha detto
Macron – non una Francia che uscita dall'Europa avrebbe come soli alleati
l'internazionale dei populisti e degli xenofobi. Quelli non siamo noi!".
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L'ombra di Putin sull'Eliseo?
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La guerra
in Ucraina è piombata sulla campagna per le presidenziali a poche settimane dal
voto ed è destinata – con il suo artefice Vladimir Putin – a dominare le
prossime due settimane di dibattito. Già ammiratrice del presidente russo e coinvolta in una serie di
inchieste su fondi sospetti provenienti da Mosca, Le Pen ha passato le ultime
fasi della campagna a dare di sé l’immagine di una leader politica responsabile
e indipendente da pressioni esterne.
Eppure, una sua vittoria al ballottaggio – osserva Edward Luce – metterebbe in ombra le rielezioni
dello scorso fine settimana dell'ungherese Viktor Orban e del serbo Aleksandar Vucic”.
Entrambi gli uomini forti sono fan di Putin e applicano il suo metodo
autoritario. Ma una vittoria della leader del Rassemblement in Francia sarebbe
un evento molto più drammatico. “In qualità di principale stato europeo dotato
di armi nucleari, e l'unico all'interno dell'Ue, una vittoria di Le Pen avrebbe
un impatto strategico oltre che politico sulla guerra in Ucraina”, afferma Luce.
Una preoccupazione che fa breccia anche dall’altra parte dell’Atlantico, dove
già qualcuno comincia a chiedersi se Le Pen non sia ‘la versione al femminile di Donald Trump’. Di
certo, la sua solida performance dimostra il fascino duraturo delle correnti
nazionaliste e xenofobe in Europa, scrive il New York Times. E rileva che “nel caso di
una sua vittoria, una Francia anti-Nato e filo-russa causerebbe profonda
preoccupazione nelle capitali alleate e potrebbe spezzare la risposta
transatlantica all'invasione russa dell'Ucraina”.
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IL COMMENTO di Antonio Villafranca, Direttore della ricerca ISPI e Co-Head Osservatorio Europa e governance globale
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“Crollo e polarizzazione. Queste le parole chiave del primo turno. Il crollo (non nuovo) è quello dei partiti tradizionali (socialisti e repubblicani) che insieme si fermano al 6,5%. La polarizzazione è quella dell'elettorato che per quasi la metà vota per l'estrema sinistra o l'estrema destra. Salvo sorprese, Macron dovrebbe spuntarla al secondo turno
contro Le Pen, ma, chiunque sarà il prossimo Presidente, avrà mezzo paese contro. I gilet gialli, o chi per loro, torneranno a farsi sentire”.
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