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Il parlamento
europeo chiede embargo immediato e totale sull’export di energia dalla Russia.
Ma Germania, Ungheria e Austria puntano i piedi. Borrell: “Dall’inizio della
guerra l'Ue ha pagato 35 miliardi di euro per l'energia russa e solo uno per
aiuti all'Ucraina”. Nel frattempo, 93 paesi ONU votano la sospensione della Russia dal Consiglio dei diritti umani.
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“Ho tre richieste
oggi per il Consiglio atlantico: armi,
armi, armi”: lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro
Kuleba al Consiglio
atlantico a Bruxelles. “Chi dice vi do armi difensive ma non offensive è un
ipocrita. La differenza tra armi offensive e difensive non dovrebbe avere senso
nel mio paese, perché ogni arma usata dalle forze ucraine contro un aggressore
straniero è difensiva per definizione”, ha aggiunto il ministro chiedendo agli
europei di mettere da parte le loro
esitazioni e incalzandoli affinché impongano “un totale embargo sul
petrolio e sul gas russi, vengano sconnesse da Swift tutte le banche russe,
tutti i porti siano chiusi alle navi russe, con un numero minimo di eccezioni”.
Intanto, secondo il Pentagono, le truppe russe si sono “completamente ritirate”
dalle zone di Kiev e Kharkiv. La Difesa americana ha confermato che il fronte più duro si è spostato
nell'est dell'Ucraina. Per questo la vicepremier Iryna Vereshchuk ha
invitato gli abitanti delle regioni di Kharkiv, Donetsk e Lugansk a lasciare la zona non appena possibile. Ad Hostomel, un sobborgo
di Kiev, risultano dispersi almeno 400 residenti e gli ucraini accusano i russi
di bruciare i corpi in forni crematori mobili per nascondere i crimini commessi:
succederebbe a Mariupol e in altre città. Secondo il sindaco, Vadym Boichenko, nella
città portuale sarebbero almeno 5mila le vittime civili. Infine, la Russia è stata sospesa dalla partecipazione al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, in seguito alla votazione favorevole di 93 paesi (24 i contrari; 58 astenuti) dell'Assemblea generale.
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Gas: tutto il resto non servirà?
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Con un risultato
inatteso, se non altro per la
larghissima maggioranza con cui è passato, il Parlamento europeo ha votato
a favore di un emendamento che chiede “l’embargo immediato di carbone, petrolio e gas russi”. Un segnale, quello arrivato
dall’Europarlamento, che la strategia di ‘sanzioni graduali’ nei confronti di
Mosca non convince. Lo aveva spiegato bene ieri, in un accorato discorso, Guy Verhofstadt – ex primo ministro del Belgio e
deputato di Renew Europe – che rivolgendosi ai presidenti di Commissione e
Consiglio, Ursula von der Leyen e Charles Michel, per chiedere di cambiare
strategia: “I pacchetti graduali di sanzioni con un autocrate non funzionano”
ha detto Verhofstadt. “Siamo al quinto pacchetto e che cos'è: carbone. È
ridicolo. Il carbone rappresenta solo il 3% delle importazioni dalla Russia. E
sul bando da Swift? È ridicolo. Più del 50% delle istituzioni finanziarie russe
è ancora fuori dal bando”. Secondo Verhofstadt, con lo spagnolo Luis Garicano tra i primi sostenitori di un embargo
energetico totale alla Russia “è arrivato il momento di convocare un Consiglio
europeo straordinario il più presto possibile e adottare il pacchetto totale di sanzioni. Tutto il resto non funzionerà. Tutto il resto prolungherà la guerra”.
Quanto alla Germania, che in queste settimane è stata il principale ostacolo
nella discussione di un embargo sul gas russo Verhofstadt ha detto: “Penso che
dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, è emersa una Germania forte e
democratica. Ma da questa Germania molto forte e democratica io mi aspetto
leadership. Che guidi tramite l’esempio. E non che punti i piedi a terra, come
invece vediamo oggi”.
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Rinviare l'embargo sul carbone?
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Sebbene costituisca un segnale
dall’indubbia forza politica, il voto dell’Europarlamento non è decisivo né
vincolante poiché la decisione finale
spetta gli stati membri. E sono in molti nei palazzi di Bruxelles a pensare
che ci siano poche possibilità che si raggiunga l’unanimità per un
embargo al gas. Le
proiezioni sono invariabilmente: sul carbone sì, sul petrolio forse ma non oggi,
e sul gas difficile, forse mai. Solo dall’inizio dell’invasione russa ad oggi –
ha tristemente ammesso l’Alto Rappresentante Ue Josep Borrell – l'Ue ha pagato 35 miliardi di
euro per l'energia russa a fronte di un
solo miliardo di euro inviato all'Ucraina sotto forma di aiuti. “Oggi
abbiamo posto fine al carbone, ma si tratta di una piccola frazione del
totale”, ha detto Borrell. “La nostra indipendenza, la nostra autonomia energetica,
dipende dalle energie rinnovabili e, per la prima volta, geopolitica e
cambiamento climatico si stringono la mano in un obiettivo comune”. E così
mentre il Parlamento Europeo approva la risoluzione, dal Coreper – la riunione
degli ambasciatori dei 27 paesi membri – trapela la notizia che nel quinto
pacchetto di sanzioni contro la Russia si va verso uno slittamento dell'inizio dell'embargo per
l'import di carbone. Secondo fonti europee, la proposta di rinviare l'inizio
dell'embargo – che non comincerebbe così prima del mese di agosto – è stata
avanzata dalla Germania e avrebbe ottenuto una
prima luce verde questa mattina
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Una follia morale ed economica?
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Eppure, rinunciare a
gas e petrolio non solo diminuirebbe la nostra subalternità rispetto alla
Russia, ma farebbe anche il bene del pianeta contrastando le emissioni nocive
di gas serra che provocano il riscaldamento climatico. Secondo il rapporto pubblicato nei giorni scorsi
dagli scienziati del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc),
la transizione da carburanti fossili ad energie alternative è questione di “ora o mai più”. Il documento, redatto dagli scienziati
di quasi 200 paesi e considerato uno dei più importanti degli ultimi anni
sottolinea come “l’umanità sia ad un
bivio”, e le decisioni che prendiamo adesso “possono assicuraci un futuro
vivibile”. Centrale
nello studio, sarebbe proprio il futuro
delle fonti fossili. “Serve una sostanziale riduzione”, si legge dunque nel comunicato. La strada da
intraprendere passa da una diffusa elettrificazione, da una maggiore efficienza
energetica, dall’utilizzo di carburanti alternativi come l’idrogeno e
naturalmente dalle rinnovabili. Numerosi e significativi i commenti che hanno
accompagnato la pubblicazione. Uno su tutti, quello del Segretario Generale dell’Onu Antonio
Guterres.
“Continuare a investire nei combustibili fossili è una follia morale ed economica. Gli attivisti del clima sono
descritti come pericolosi radicali, ma i radicali davvero pericolosi sono quei paesi
che stanno aumentando la produzione di combustibili fossili”.
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