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GUERRA IN UCRAINA: COSA PENSANO GLI ITALIANI?
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A sei settimane dall’inizio dell’invasione
russa dell’Ucraina, quello che avrebbe dovuto essere un blitzkrieg
si è trasformato in un conflitto protratto. Così anche le opinioni degli
italiani hanno potuto ormai stabilizzarsi, mentre il dibattito pubblico si è
arricchito di una pluralità di voci differenti. Con la Storia tornata a bussare
prepotentemente alle porte d'Europa, l’Ue e molti dei suoi governi stanno
imboccando direzioni nettamente diverse rispetto a quelle tracciate poco
più di un mese fa: sanzioni alla Russia, armi all’Ucraina e riarmo,
diversificazione energetica.
Con questo sondaggio ISPI realizzato da IPSOS, cerchiamo di
tastare il polso degli italiani. Chi è il principale responsabile di questo
conflitto, e come potrà finire? È giusto armare l’Ucraina, e sono giuste le
sanzioni? Che fare in caso di crisi energetica? E quanto è percepito il rischio
di un possibile conflitto nucleare?
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1.
Putin “indiziato” numero uno. NATO corresponsabile?
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Malgrado il dibattito sulle responsabilità del
conflitto continui a imperversare, gli italiani continuano a essere piuttosto
netti: oltre 6 su 10 individuano nel Presidente russo Vladimir Putin il
principale responsabile, percentuale che sale al 74% se si escludono gli
indecisi. Rimane tuttavia un 22% di italiani che pensa che il principale
indiziato del conflitto in corso sia da ricercarsi nella NATO (17%) o,
minoritariamente, nel Presidente ucraino Volodymyr Zelensky (5%).
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2. Gli
italiani sperano in un accordo di pace
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Se interrogata su quale possa essere il più
probabile esito della guerra in Ucraina, la maggioranza relativa degli
italiani (44%) è concorde: solo con un accordo di pace in cui ciascuna
delle parti rinunci a qualcosa. Seguono, quasi appaiate, soluzioni minoritarie
come la resa incondizionata dell’Ucraina (11%), un colpo di stato in Russia
(10%) o l’intervento militare della NATO (9%).
Sulle risposte a questa domanda pesa
probabilmente l’andamento stesso del conflitto, che a fine marzo era ormai
entrato in una fase di stallo e vedeva un parziale ritiro delle forze russe dai
dintorni di Kiev. Allontanando così l’ipotesi di una netta sconfitta militare
da parte del governo di Kiev.
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3. No secco all’intervento NATO
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Se gli italiani sono sostanzialmente dubbiosi
sull’opportunità di inviare armi all’Ucraina, sono invece molto più convinti nello
scongiurare un’eventuale escalation militare che porti la NATO ad intervenire direttamente
nel conflitto. Il 60,1% degli intervistati sostiene infatti che l’Alleanza
Atlantica non dovrebbe entrare in campo in nessun caso, mentre meno del 20%
auspica un’azione militare diretta. Del resto è bene ricordare che, a rigor
di trattati internazionali, solo in caso di aggressione ad uno degli Stati
membri della NATO una risposta collettiva sarebbe possibile.
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4. Armi all’Ucraina, Italia spaccata
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Per aiutare la popolazione ucraina a
respingere l’invasione russa è giusto che l’Unione Europea fornisca armi? Su
questo, l’opinione degli italiani è molto divisa: le percentuali di
coloro che sono a favore o contrari sostanzialmente si equivalgono. Al 38,6% di
no si contrappongono il 28,6% di intervistati d'accordo con l'invio di armi e
il 9,1% che vorrebbero fornire a Kiev armi ancora più potenti. Fa riflettere
anche il 23,7% di incerti: si tratta evidentemente di un quesito che
coinvolge anche considerazioni di carattere morale su cui è difficile prendere
una posizione netta.
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5. Grandi dubbi sulle sanzioni
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Una maggioranza relativa di italiani (49%)
si dice favorevole alle sanzioni alla Russia perché possono contribuire a
risolvere il conflitto. Una maggioranza che sale fino al 56% se escludiamo
le persone indecise. Ciò tuttavia ci restituisce l’immagine di un paese che
sulle sanzioni rimane spaccato: significa infatti che il 37% degli
italiani, e il 44% di chi esprime una opinione, si dice sfavorevole alle
sanzioni contro Mosca.
Tra i favorevoli, inoltre, prevale
nettamente l’opinione di chi è convinto che le sanzioni danneggino comunque
l’economia italiana (30%) contro chi si dice convinto che le sanzioni
danneggino soprattutto la Russia (18%).
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6. Meno consumi, più carbone e nucleare: in crisi “vale
tutto”?
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Sono quasi nove italiani su dieci (86%)
quelli che si dicono disposti a ridurre i propri consumi in caso di una
crisi energetica generata dal conflitto. Si tratta di un numero molto elevato,
e in qualche modo sorprendente. D’altronde, visto il forte aumento delle
bollette di luce e gas, già più che raddoppiate rispetto all’anno scorso, è
probabile che alcuni di loro stiano già oggi adottando strategie di riduzione
dei consumi.
A sorprendere è però anche la disponibilità
degli italiani a discutere di fonti energetiche “scomode”. Quasi sei su
dieci (59%) si dice infatti disposto ad accettare l’utilizzo di ulteriori centrali
a carbone, e circa la metà degli intervistati (51%) si dice addirittura
disponibile a discutere l’ipotesi di un’Italia che torni a investire nel
nucleare. Si tratterebbe di un forte cambiamento rispetto solo a gennaio
scorso, quando una rilevazione Swg evidenziava come la quota di italiani
favorevoli a riconsiderare la possibilità di utilizzare il nucleare fosse ferma
al solo 33%.
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7. Profughi: sì all'accoglienza, ma per quanto tempo?
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Quella a favore di un’accoglienza in Italia
dei profughi ucraini è una maggioranza schiacciante: 85% di sì contro un 7% di
no. Tuttavia, è sufficiente scavare più a fondo per incontrare una profonda
linea di frattura che spacca praticamente a metà il “fronte” dei favorevoli
all’accoglienza. Se il 44% degli intervistati si dice infatti favorevole a
un’accoglienza incondizionata, il 41% di loro si dice favorevole ad accogliere
i profughi solo per un tempo limitato.
Il rischio è dunque che, nel caso questa
accoglienza dovesse durare più a lungo (per esempio a causa del protrarsi del
conflitto), le persone che oggi sono ancora nel bacino dei favorevoli
entrino a far parte dei contrari. In quel caso, le cose per i profughi
accolti (in maggioranza donne, 52%, e minori, 38%) potrebbero cominciare a
farsi complicate.
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8. Crisi "nucleare": la temono sette italiani su dieci
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Malgrado un accordo negoziale tra Ucraina e
Russia appaia agli italiani come l’esito più probabile di questa guerra, un
numero molto elevato di loro continua a nutrire forti paure sulla
possibilità che una parte nel conflitto arrivi all’impiego dell’arma nucleare.
Oltre sette italiani su dieci (71%), infatti, ritengono che l’uso di armi
nucleari nel corso di questo conflitto sia una minaccia realistica.
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ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
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