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Soffiano
venti di guerra in Ucraina. A Parigi colloqui “in formato Normandia” per
cercare una via d’uscita.
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È stata un’altra giornata ad alta tensione tra Stati Uniti e Russia nella
crisi in atto al confine orientale dell’Ucraina. Se da un lato gli Stati Uniti stanno valutando il
dislocamento di truppe nel Baltico e il Pentagono ha messo 8.500 militari in stato di allerta, dall’altro Mosca ha avviato esercitazioni di unità corazzate nella regione della Crimea, annessa nel 2014. Parallelamente l’attività
della diplomazia continua a ritmi
frenetici: oggi si è tenuta una riunione del ‘Formato Normandia’ e nella
serata di ieri il presidente americano Joe Biden ha chiamato i leader europei per un ennesimo giro di consultazioni. Il mantra degli alleati resta quello dell’unità e della fermezza,
mentre i botta e risposta tra Washington e Mosca rischiano di far precipitare
le cose. Così, se per l'America “è chiaro che i russi non hanno alcuna intenzione ora di ridurre le tensioni”, con migliaia di truppe schierate al confine, il
Cremlino si scaglia contro l'Alleanza, colpevole di acuire le tensioni con “annunci isterici” come quello con cui
ieri Stati Uniti e Regno Unito hanno ordinato il ritiro del personale non essenziale e dei familiari dei
diplomatici presenti in Ucraina.
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Mentre sale la
tensione sul terreno, si intensificano gli sforzi per trovare una soluzione diplomatica alla crisi. Nelle prossime ore è prevista una girandola di colloqui in diversi
formati. Si parte con una riunione ungente del ‘Formato Normandia’, a cui partecipano consiglieri
diplomatici di Russia, Ucraina, Germania e Francia per cercare di far avanzare
il dialogo. Poi stasera il presidente francese Emmanuel Macron volerà a Berlino per una cena con il
cancelliere Olaf Scholz: l’occasione sarà l’avvio della presidenza francese
dell'Unione, ma ovviamente la crisi al confine orientale dell'Europa, la prima dall’entrata in carica del nuovo
esecutivo tedesco, si imporrà al tavolo dei convitati. Tanto più che il
presidente francese ha intenzione di proporre al presidente russo Vladimir Putin
un percorso per una ‘de-escalation’. Ad annunciarlo, oggi, è stato un comunicato dell’Eliseo che spiega di ritenere che “ci sia ancora spazio per
la diplomazia” e in questo contesto, l'ambasciatore Pierre Vimont,
rappresentante speciale di Emmanuel Macron per la Russia, “si recherà martedì a
Mosca”.
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Gli Stati Uniti hanno messo in stato d’allerta 8.500
militari in vista di un possibile dispiegamento in Europa
orientale nel caso di un’invasione russa. Lo ha annunciato il portavoce del
Pentagono, John Kirby, precisando che non è ancora stata presa una decisione
sull’effettivo schieramento delle truppe. Domenica, per precauzione, il
dipartimento di Stato aveva ordinato l’evacuazione di tutti i familiari del
personale dell’ambasciata americana a Kiev, in Ucraina, e autorizzato l’evacuazione del personale
non essenziale. Nel frattempo, Mosca ha avviato esercitazioni militari di unità
corazzate in Crimea: a renderlo noto è l’agenzia di stampa russa RIA
Novosti, secondo cui quelle in
corso sono esercitazioni ‘a fuoco vivo’ presso il campo di addestramento di
Angarskij, in Crimea. Nei giorni scorsi,
inoltre, il presidente bielorusso Alexander
Lukashenko, alleato del Cremlino,
aveva annunciato che in occasione delle manovre congiunte con Mosca, i due paesi
collocheranno “un intero contingente” lungo il confine meridionale con
l’Ucraina, stringendo il paese in quella che appare sempre più come una
morsa. Washington, seguita dal Regno Unito e dagli altri
alleati Nato, ha intensificato le consegne di armamenti all’Ucraina.
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Quando a metà dicembre la Russia ha cominciato ad ammassare truppe al
confine, diversi analisti osservarono che la mossa di Putin si basava su una scommessa: gli Stati Uniti, più interessati dal cosiddetto ‘pivot to Asia’, sarebbero
stati più disposti a raggiungere compromessi su scenari ritenuti meno strategici
come l’Europa orientale. Oggi, a più di un mese dall’inizio di escalation e
tensioni, Putin “rischia di diventare il perdente designato di questa crisi” osserva Pavel Baev, professore di ricerca
presso il Peace Research Institute di Oslo. “Indietreggiando da un’escalation
militare, Putin rischia di essere accusato di non aver ottenuto nulla e di
passare per uno che parla e minaccia ma che poi di fronte a una risposta dura
alla fine si tira indietro”, ha scritto questa settimana lo storico britannico Timothy Ash
per Atlantic Council. “Questo potrebbe metterlo nella posizione di chi ha
scommesso tutto ed è uscito dal tavolo senza niente. È davvero disposto a
lasciare che ciò accada?”
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La crisi vista da Washington e Bruxelles
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Osservata dalle due sponde dell’Atlantico, la
prospettiva su quanto accade al confine ucraino cambia, a partire dall’ipotesi stessa
se ci sarà o meno una guerra. Se
Stati Uniti e Regno Unito hanno più volte messo in guardia dal rischio “concreto”
di un’invasione russa in Ucraina, i leader europei
sembrano più cauti nel giudicare le intenzioni del Cremlino. “Molti europei,
Germania in primis, pensano che il presidente Vladimir Putin stia bluffando – spiega
Liana Fix, analista della Fondazione Körber a Berlino – e
puntano sul fatto che il leader russo faccia salire la tensione per costringere
gli alleati al negoziato, ottenendo concessioni sul piano politico”. Invadere
il paese più grande d'Europa con meno di 200.000 soldati non porrebbe fine alla
crisi in modo vittorioso per la Russia”, ha
twittato Edward N. Luttwak aggiungendo che Putin sa bene che se anche
nessun paese europeo invierà truppe, “invieranno armi”. Secondo lo storico e
stratega militare americano, la Russia sull'Ucraina sta scherzando col fuoco, poiché
invadere il paese darebbe inizio a una guerra che Mosca “non può permettersi di
combattere”.
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