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28 dicembre 2021

AFGHANISTAN: RITORNO ALL'ANCIEN REGIME

I Talebani vietano i viaggi alle donne non accompagnate da uomini. Il regime sta tornando a prendere la forma del vecchio Emirato, mentre la crisi umanitaria diventa sempre più drammatica.

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Le donne afghane non potranno viaggiare da sole per distanze che superano i 72 chilometri. È questo il contenuto principale del decreto di domenica scorsa del ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio. “Alle donne che compiono viaggi di oltre 72 chilometri non dovrebbe essere offerto un passaggio se non sono accompagnate da un parente stretto”, ha detto il portavoce del ministero Sadeq Akif Muhajir, specificando che il parente deve essere un uomo. All’interno dello stesso decreto, viene anche vietato ai tassisti di far salire a bordo donne che non indossino il velo. Inoltre, sarà proibito ascoltare musica mentre si è in macchina. Il decreto è solo l’ultimo di una serie di atti con cui i Talebani stanno de facto ripristinando il vecchio Emirato e attraverso il quale stanno erodendo le poche libertà delle donne. Dalla fuga dei contingenti USA, il nuovo governo di Kabul ha rapidamente limitato lo studio e il lavoro per le donne, così come le loro apparizioni in tv e in ambito culturale. Mentre i Talebani concentrano i propri sforzi sulla negazione dei diritti della popolazione femminile, il paese è ormai in piena crisi umanitaria e nel 2022 la carestia potrebbe riguardare oltre 22 milioni di persone.

Cancellare le donne?

Nonostante a pochi giorni dalla presa di Kabul lo scorso 15 agosto i Talebani avessero promesso di essere inclusivi, l’esecutivo nato a inizio settembre non lo è affatto e in questi primi quattro mesi di governo hanno demolito pezzo dopo pezzo quel poco di libertà di cui le ragazze e le donne afghane avevano goduto negli ultimi vent’anni. Prima dell’ultimo decreto contro la libertà di movimento, gli studenti coranici avevano già vietato la trasmissione di pubblicità o telenovele in cui compaiono donne, mentre le giornaliste e le presentatrici hanno l’obbligo di avere il capo coperto. Inoltre, i cartelloni pubblicitari riportanti immagini di donne sono stati rimossi dagli spazi pubblici. Anche il diritto allo studio è stato fortemente compromesso. Nonostante le promesse iniziali, solo per gli studenti maschi è stato possibile tornare alle scuole secondarie, limitando di fatto l’istruzione delle ragazze afghane all’età di 12 anni. Infine, sebbene i Talebani non abbiano formalmente vietato l’accesso all’università alle donne, è stato predisposto che i corsi universitari siano separati per maschi e femmine, ma questi devono ancora ricominciare.
In generale, come riportato dalle Nazioni Unite, il deterioramento dei diritti umani dei cittadini e delle cittadine dell’Afghanistan è strettamente collegato alla grave crisi economica e umanitaria del paese.

Collasso umanitario?

I dati forniti dai rapporti delle varie agenzie delle Nazioni Unite tracciano uno scenario allarmante per l’Afghanistan. Secondo UNICEF, più di metà popolazione afghana, cioè 24,4 milioni di persone, necessita di assistenza umanitaria: più del 50% di questi sono bambini. Inoltre, nel 2022 quasi nove milioni di persone saranno al livello emergenziale di insicurezza alimentare e un bambino su due al di sotto dei cinque anni soffrirà di malnutrizione. Secondo il World Food Programme (WFP), quella dell’Afghanistan sta diventando la peggior crisi umanitaria del mondo superando quelle dell’Etiopia, del Sud Sudan, della Siria e dello Yemen, ovvero paesi che si trovano in contesti di guerra aperta da almeno un anno.
“La situazione era già disperata e ora, con la continua siccità, il crescente dislocamento [di popolazione, ndr], il collasso dei servizi pubblici, e una crisi economica che peggiora, l’intero paese è sull’orlo del precipizio”, avverte il WFP. Moniti che però non sembrano smuovere i Talebani, che non vorrebbero accettare aiuti occidentali, ovvero quello che ai loro occhi può sembrare un ricatto per costringerli a fare diverse concessioni sulla strada per la ricostituzione dell’Emirato islamico.

Un paese abbandonato?

Una delle cause del collasso umanitario dell’Afghanistan è il blocco dei fondi effettuato dai paesi donatori, così come dei prestiti garantiti da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, dopo la riconquista talebana di Kabul. Aiuti che per anni hanno costituito la parte principale del pil afghano e che dallo scorso agosto sono invece largamente condizionati al rispetto dei diritti umani e delle donne. Al momento, quindi, i Talebani si stanno ancora sforzando di uscire dall’isolamento diplomatico e ottenere legittimità internazionale per l’Emirato. Dall’altro lato, i paesi occidentali sanno che abbandonare del tutto l’Afghanistan al proprio destino potrebbe avere un costo, oltre a quello umano. Secondo alcune stime, infatti, potrebbero già esserci mezzo milione di migranti afghani in viaggio attraverso l’Iran e destinati, prima o poi, a raggiungere l’Europa. Un peso che metterebbe in difficoltà la tenuta dell’Unione Europea. Ultimo, ma non per importanza, il dossier terrorismo, ovvero ciò che portò all’invasione dell’Afghanistan vent’anni fa. Un pericolo che non è mai stato domato del tutto e che ha trovato nuovo vigore con il ritiro USA. Lo Stato islamico del Khorasan è un nemico dei Talebani, ma nel lungo periodo questi da soli potrebbero non godere delle risorse necessarie per far fronte alla minaccia posta dal gruppo terrorista nella regione.     

   

IL COMMENTO

Di Antonio Giustozzi, ISPI e King’s College London

"La crisi umanitaria tanto per cominciare rappresenta anche una mina politica vagante, perché sarà percepita in gran parte come una responsabilità dei paesi donatori, che hanno bloccato i fondi. La percezione, soprattutto riguardo al comportamento degli americani, è che si stia cercando di costringere l’Emirato a fare concessioni attraverso lo strumento economico e finanziario, oppure persino di farlo collassare sotto il peso di un’economia ingestibile. Le responsabilità dei Taliban, che non vogliono rischiare la propria unità interna alla ricerca di compromessi a lungo termine con americani ed europei, avranno poco impatto perché i Taliban dell’opinione pubblica internazionale non si curano."
Leggi l'approfondimento dal Dossier ISPI "Il mondo che verrà: ritorno al futuro?"

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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