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14 gennaio 2021

OCCHI PUNTATI SU BERLINO

La Cdu sceglie il nuovo leader, e si apre una lunga corsa per la successione ad Angela Merkel

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Il Congresso del principale partito della maggioranza tedesca, la Cdu (Unione Cristiano-Democratica), eleggerà sabato un leader che sarà, con grande probabilità, anche il prossimo cancelliere della repubblica federale. La fine dell’era di Angela Merkel, cancelliera dal 2005 – la più longeva dopo Otto von Bismarck ed Helmut Kohl – protagonista imprescindibile della scena politica europea, è alle porte: da tempo la kanzlerin ha annunciato che alla fine del suo mandato, in settembre, si ritirerà dalla scena politica. Nonostante sia ancora l’esponente più popolare del partito e che diversi sondaggi effettuati durante la pandemia l’abbiano incoronata leader politica più autorevole sulla scena internazionale. Convinta sostenitrice dell’Unione Europea, Angela Merkel ha saputo fare da ‘collante’ tra le diverse anime che la compongono, mediando, negoziando e indicando la strada per il rinnovamento a un progetto che mai come negli ultimi tempi aveva mostrato crepe e divisioni. Nei mesi più di difficili della pandemia ha avuto il coraggio di superare il tabù del debito comune spianando la strada per il Recovery fund e negli anni burrascosi di Brexit ha insistito nel negoziato con Londra anche quando sembrava che ogni possibilità di raggiungere un accordo fosse perduta. A causa della sua uscita di scena la Germania è già in subbuglio e l’Europa intera punta gli occhi su una successione fondamentale per gli equilibri di tutto il Vecchio Continente. E che potrebbe determinarne il percorso, le scelte e l’orientamento, in una parola: il futuro.

Chi sono i candidati in lizza?

Il voto, più volte rimandato per la pandemia, segue le dimissioni di Annegrette Kramp-Karrenbauer (AKK), a lungo delfina di Merkel, che poco più di un anno fa ha abbandonando la presidenza e annunciato che non si sarebbe candidata alla cancelleria per il 2021. A contendersi il testimone sono tre uomini: Norbert Roettgen, 55 anni, ex ministro dell'Ambiente, il cui consenso sta crescendo. Considerato un outsider è forse il più indicato per formare un governo di coalizione con i Verdi a settembre, che attualmente è la proiezione più gettonata per il prossimo esecutivo a Berlino. Armin Laschet, 59 anni, governatore del Nord-Reno Westfalia, il lander più popoloso della Germania, e grande sostenitore di Merkel. Testa a testa nei sondaggi con Roettgen, la popolarità di Laschet è in declino a causa della gestione della pandemia di coronavirus. E poi c'è Friedrich Merz, 65 anni, avvocato aziendale multimilionario. Già candidato per la leadership della Cdu nel 2018, quando fu sconfitto per pochi voti al secondo turno da Annegret Kramp-Karrenbauer. È il candidato di ‘rottura’ con il passato e le politiche di Merkel, soprattutto sull’immigrazione. È per il ritorno del partito al conservatorismo sociale e fiscale.

Secondo le regole fissate nella Cdu, se nessuno dei tre il 16 gennaio raggiungerà la maggioranza assoluta dei voti dei 1001 delegati si andrà al ballottaggio per sancire il segretario che avrà anche buone probabilità di diventare il candidato della Union (CDU+CSU) per la cancelleria.

In cerca di un erede?

L’attenzione per il congresso della Cdu è particolarmente alta perché il partito di Merkel è il principale partito della coalizione che con Csu (partito ‘gemello’ presente solo in Baviera, mentre la Cdu, opera in tutti gli altri quindici stati della federazione tedesca) e i socialdemocratici di Spd governa la Germania. Tradizionalmente, inoltre, il leader del partito ricopre anche il ruolo di candidato cancelliere e, per questo, chi sarà eletto sabato mette un’ipoteca sulla casella che oggi è di Angela Merkel.

Ma quest’anno le cose potrebbero andare in modo diverso: i tre candidati sono considerati deboli, e la campagna elettorale – durata 10 mesi – non è riuscita ad appassionare più di tanto gli elettori del partito. Per questo, in vista delle elezioni per il rinnovo del parlamento federale, in programma per il 26 settembre, sono in molti ad ipotizzare che la corsa al cancellierato possa coinvolgere altri due outsider: il primo è Jens Spahn, il ministro della Salute che ha gestito in modo capace la pandemia da coronavirus, e che ha visto i suoi indici di gradimento salire rapidamente negli ultimi mesi. A febbraio Spahn – che continua a smentire voci di una sua possibile candidatura – aveva annunciato di volersi presentare come vice di Laschet, anche se oggi avrebbe i numeri per candidarsi da solo. Il secondo nome in circolazione è quello di Markus Söder, leader della Csu che, secondo un sondaggio pubblicato da Der Spiegel, avrebbe quasi il 40% delle preferenze dei conservatori tedeschi.

Non esiste un calendario ufficiale per la selezione del candidato alla carica di cancelliere, ma è prassi che le nomine vengano fatte entro marzo, sei mesi prima delle elezioni.

Una transizione che spaventa?

Mentre i tedeschi si interrogano su chi prenderà il posto della loro Mutti, i timori per il resto dell’Unione non sono tanto legati a chi la sostituirà ma al vuoto che lascerà in Europa. Senza di lei difficilmente si sarebbe riusciti a varare il piano di rilancio economico da 750 miliardi e soprattutto il suo finanziamento, frutto per la prima volta di debito comune. "Il futuro europeo - osserva Tonia Mastrobuoni - dipenderà dalla disponibilità del prossimo cancelliere tedesco a considerare questo progetto rivoluzionario una pietra miliare verso una maggiore integrazione europea". E la cancelliera ha chiuso in bellezza il semestre di presidenza tedesco dell’Ue con un accordo commerciale tra Europa e Cina che porta la sua firma. 

L’Europa osserva e trattiene il fiato. Sabato, dopo che i delegati della Cdu avranno votato, scoprirà se la Germania e il suo principale partito di governo hanno scelto una transizione graduale ma in continuità con il percorso tracciato da Angela Merkel, o un brusco cambio di rotta e un futuro ignoto.


IL COMMENTO


Di Antonio Villafranca, ISPI Director of Studies and Co-Head of the Europe and Global Governance Centre.

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“Senza giri di parole, la risposta alla crisi da Covid-19 e i miliardi del Recovery Fund non ci sarebbero stati senza il cambio di passo e il convinto sostegno della Cancelliera Merkel.
La scelta del nuovo leader della Cdu è una questione dirimente per l'Europa per capire se la Germania confermerà questo cambio di passo o se sarà tentata di fare passi indietro”.

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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