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USA:
“MINACCIA IMMINENTE”
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Donald
Trump ha annunciato che non intende partecipare alla cerimonia per l’insediamento
di Biden. Ma in molti tra i Dem sperano che il 20 gennaio non sia già più il presidente
degli Stati Uniti in carica.
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Nancy Pelosi incalza i
repubblicani e annuncia una risoluzione per chiedere al vicepresidente Mike
Pence di invocare il quarto comma del 25esimo emendamento e rimuovere Donald
Trump dalla presidenza. Si apre così una settimana decisiva per il
presidente uscente che potrebbe diventare il primo della storia degli Stati Uniti
ad essere rimosso dall’incarico per “manifesta incapacità” di assolvere ai suoi
doveri. Se la risoluzione non sarà approvata all'unanimità dalla Camera dei
Rappresentanti, ipotesi piuttosto remota, l'aula
voterà sul provvedimento domani. Pence a quel punto avrà 24 ore per rispondere; se non lo
farà, la Speaker della Camera procederà con la richiesta di impeachment. Anche
in quel caso si tratterebbe di un record storico: la prima volta che un
presidente Usa subisce due procedure di impeachment. Le richieste di
allontanare il presidente dalla Casa Bianca prima ancora che scada il suo
mandato, il prossimo 20 gennaio, si sono moltiplicate dopo i riots
dello scorso 6 gennaio a Capitol Hill, quando centinaia di sostenitori sobillati dalle parole di Trump hanno
assaltato il Congresso riunito in seduta comune per ratificare l’elezione di
Joe Biden. Negli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine cinque persone
sono rimaste uccise. “Agiremo con urgenza – ha spiegato Pelosi in una lettera ai deputati in cui ha spiegato le ragioni
dell’avvio dell’iter legislativo – perché questo presidente rappresenta una
minaccia imminente”.
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Se i Dem premono per
intentare subito il processo di impeachment alla Camera, la seconda
parte del procedimento, quella al Senato, potrebbe richiedere del tempo. Alla
camera alta infatti, per passare, la messa in stato d’accusa del presidente
necessita di una maggioranza di due
terzi per passare e bisognerà lavorare per garantire quindi che un numero
sufficiente di repubblicani voti a favore. In caso di condanna, però, il Senato
potrebbe anche votare per interdire
Trump dal ricoprire nuovamente cariche pubbliche, dissipando ogni sua
velleità a ricandidarsi nel 2024. Ed è questo che farebbe propendere
molti democratici per la procedura di impeachment, sebbene più complessa del
ricorso al 25esimo emendamento.
“Diamo al presidente
eletto Biden i 100 giorni di cui ha bisogno per mettere in atto la sua agenda” ha
spiegato Jim Clyburn, capogruppo democratico alla Camera in un’intervista alla CNN “e poi procederemo con il Senato”.
Intanto, nuove timori per la sicurezza si sono diffusi dopo che il Dipartimento
della Difesa ha lasciato trapelare di essere a conoscenza di possibili e imminenti minacce alla
sicurezza nazionale, poste da “aspiranti terroristi” e riguardanti in
particolare l’Inauguration day.
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È ancora il partito di
Trump?
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Pat
Toomey della Pennsylvania è diventato, dopo la collega Lisa Murkowski
dell'Alaska, il secondo senatore repubblicano a chiedere a Donald Trump di
“dimettersi e andarsene il prima possibile”. E in un video divenuto virale, l’ex governatore repubblicano
della California, Arnold Schwarzenegger, ha paragonato quanto accaduto al
Congresso alla ‘Notte dei cristalli’ della Germania nazista nel 1938 e un
esponente di spicco del GOP quale Colin Powell, ex generale e Segretario di
Stato, ha detto di “non potersi più definire repubblicano”. Se i prossimi 10
giorni saranno decisivi per il presidente e il paese, lo saranno ancora di più
per gli equilibri interni del partito dell’elefante, il cui futuro è
strettamente legato all’ignominiosa uscita di scena di Trump. Lo stato di
confusione interno al partito è tanto più evidente se si considera che il
vicepresidente e fedele alleato di Trump era uno dei principali bersagli della folla che si è scagliata sul
Congresso e che lo slogan “hang Mike Pence” è stato più volte intonato dai
rivoltosi durante l’assalto. A incoraggiare la rabbia nei confronti di Pence,
percepito dai sostenitori di Trump come
un traditore, sarebbero state le accuse mossegli dallo stesso presidente,
secondo cui il suo vice, in qualità di presidente del Senato, avrebbe avuto
l’autorità per rovesciare l’esito della votazione al Congresso. Cosa che non
corrisponde al vero.
Secondo
NbcNews, i due non si sarebbero più parlati dal giorno dell’assalto a Capitol
Hill.
E Whit Ayres, un sondaggista
repubblicano di lungo corso, ha descritto la ratifica al Congresso di mercoledì
scorso come “il primo round di una lunga lotta per l'anima del Partito Repubblicano”.
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Nonostante
le condanne e la presa di distanza da parte di molti esponenti del suo stesso
partito, agli occhi dei repubblicani i numeri parlano chiaro: Donald Trump
resta, con circa 74 milioni di preferenze, il secondo candidato più votato
nella storia degli Stati Uniti. E nei sondaggi registrati dopo l’assalto al congresso,
solo il 13% degli elettori del GOP
ritiene che il presidente costituisca una minaccia e pertanto debba essere
rimosso. Inoltre la partita sull’Impeachement rischia di riaccendere tensioni
tutt’altro che sopite, in un elettorato fortemente polarizzato. Se la
tentazione di giungere a un’interdizione permanente di Trump dai pubblici
uffici è forte, “non stupisce la cautela che, sul tema, hanno mostrato sia il
Vicepresidente Mike Pence, sia il Presidente eletto, Joe Biden – osserva
Gianluca Pastori, Ricercatore Associato ISPI
e docente di Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica di Milano
– le due figure che hanno forse più da perdere da quella che può essere
facilmente presentata come una sorta di ‘resa dei conti”. Per Biden, inoltre,
la questione rappresenta il primo
momento di confronto ‘forte’ con il Congresso “che lo accompagnerà almeno
per i prossimi due anni e il suo esito potrà avere una parte importante nel
definire i futuri equilibri fra la Casa Bianca e Capitol Hill” conclude
l’esperto. Non sono secondari, in questa partita, anche i delicati equilibri in
casa Dem dove le frange più progressiste rivendicano e si aspettano da parte
del nuovo presidente una presa di posizione esemplare. Lo ha detto vhiaro e
tondo un astro nascente del partito, la deputata Alexandria Ocasio Cortez: “Se consentiamo
che passi impunita un'insurrezione contro gli Stati Uniti – ha detto in un’intervista al programma This Week di ABC – stimo incoraggiando che
accada di nuovo”.
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