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Martedì sera la Knesset si è sciolta; il paese andrà al
voto per la quarta volta in due anni. Il governo dimissionario ha però
concordato di introdurre un nuovo lockdown, in vista della terza ondata di
contagi di coronavirus.
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Il parlamento di Israele non è riuscito ad approvare la
legge di bilancio entro la mezzanotte, provocando lo scioglimento della stessa
Knesset. Il paese tornerà al voto il 23 marzo prossimo, per le quarte
elezioni parlamentari in due anni. Non è quindi durata molto la coalizione tra
il Likud, formazione di destra del primo ministro Benjamin Netanyahu, e il
ministro della Difesa e leader del partito centrista Blu e Bianco Benny Gantz.
I due avevano trovato l’intesa lo scorso maggio in nome della stabilità, più
che mai necessaria vista l’emergenza sanitaria e la già lunga precarietà
dell’esecutivo israeliano. Tuttavia, a Tel Aviv Bibi ha sempre preferito agire
in modo autonomo, non considerando Gantz un vero alleato di governo, e le
divergenze tra i due riguardano molti dossier: dalle occupazioni in
Cisgiordania alla gestione della pandemia. Eppure adesso i due leader sembrano
concordare circa l’introduzione di un nuovo lockdown, che verrà discusso
oggi dal consiglio dei ministri. Israele fu il primo paese al mondo che a fine
estate introdusse nuovamente le misure restrittive dopo la prima ondata. Il
ministro della Salute Yuli Edelstein avverte
che ora il paese sta per fronteggiare la terza ondata sostenendo la necessità
di chiudere tutto nuovamente. Nel frattempo, è iniziata la campagna di
vaccinazione e sabato scorso Edelstein e Netanyahu sono stati i
primi israeliani a “dare il buon esempio” ricevendo il vaccino
Pfizer-BioNTech.
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La
coalizione tra Likud e Blu e Bianco era nata dopo le elezioni del 2 marzo per sostenere
il governo di unità nazionale. Alle urne l’ex capo di stato maggiore Benny
Gantz era stato il principale avversario di Netanyahu, i cui partiti avevano
ricevuto rispettivamente 33 e 36 seggi nella Knesset. L’accordo, sostenuto dal
presidente Reuven Rivlin, prevedeva che Bibi – il più longevo primo ministro
della storia di Israele – sarebbe stato premier per 18 mesi, fino a ottobre
2021, quando avrebbe ceduto la carica a Gantz, che fino ad ora è stato il vice
e ministro della Difesa. La coalizione sembrava aver seppellito l’ascia di
guerra che opponeva i due partiti: Blu e Bianco aveva basato parte della sua
campagna agli attacchi contro il premier, accusato di corruzione e frode, e
l’accordo finale aveva portato a una scissione interna al partito centrista.
La scadenza del termine per approvare la legge di bilancio ha riacceso i vecchi
contrasti e i due Benjamin d’Israele sono tornati a scambiarsi accuse:
“Non volevamo queste elezioni, non le voleva il Likud […] sfortunatamente Benny
Gantz ha rinnegato gli accordi presi con noi”, ha dichiarato
Netanyahu; “più bugie che parole”, replica l’ormai ex partner di governo Gantz,
sostenendo che il premier voglia ricorrere al voto per evitare il processo in
cui è imputato di corruzione.
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Il processo a Netanyahu era stato finora posticipato dai tre
turni elettorali nonché dallo scoppio della pandemia ed è verosimile che, alla
luce dello scioglimento del parlamento e di un probabile nuovo lockdown, ci sia
un ulteriore rinvio. Ci sono state udienze a maggio (inizialmente previste per
marzo), luglio, novembre e dicembre. La nuova data è il 13 gennaio e non si sa
se ci sarà un altro rinvio (nel frattempo la giudice capo Rivkah
Friedman-Feldman è anche risultata
positiva al Covid). Quella dovrebbe essere l’ultima udienza preliminare
prima di febbraio, quando cominceranno ad essere ascoltati i tanti testimoni
del processo.
Quel che è certo è che il primo ministro israeliano sta personalizzando
sempre più la politica del paese. Ne ha risentito anche il Likud, da cui è
fuoriuscito il radicale Gideon Saar, già segretario del gabinetto di Bibi, che accusa
il premier di smanie di onnipotenza. Saar ha fondato un nuovo partito di
destra, Nuova Speranza, che stando ai sondaggi oggi arriverebbe secondo, dietro
al Likud. I guai giudiziari di Bibi sono però l’unico collante che unisce le
opposizioni al premier, e quelli che stanno alla sua destra sono in
crescita e destinati a non appoggiare più un esecutivo guidato da Netanyahu.
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I sondaggi
dicono sostanzialmente tre cose. Innanzitutto che il Likud resterà il
primo partito, e che il problema sarà – ancora una volta – non se governerà ma
come e con chi. Poi che la formazione guidata da Gantz potrebbe addirittura
rimanere fuori dalla Knesset, non raggiungendo la soglia di sbarramento del
3,25%, una vera e propria débâcle se si pensa che appena nove mesi fa arrivò
secondo raccogliendo oltre il 26% dei consensi. Ultimo, ma non per importanza,
che il baricentro politico del paese è sempre più a destra: anche il
partito laburista rischia di non superare la soglia di sbarramento, mentre
crescono le formazioni religiose e nazionaliste a destra del Likud. Tra questi,
Nuova Speranza di Saar, e Yamina, formazione di estrema destra guidata dall’ex
ministro della Difesa Naftali Bennet. I sondaggi assegnano loro,
rispettivamente, 18 e 13 seggi (il Likud dovrebbe scendere a 29) e saranno
loro, in tutta probabilità, l’ago della bilancia per una futura maggioranza di
governo. Anche se i loro leader hanno già scongiurato di voler sostenere un
governo guidato da Netanyahu. Più probabile che questi formino un blocco unico
di opposizione insieme al partito di destra nazionalista Yisrael Beytenu di
Avigdor Liberman e ai fuoriusciti da Blu e Bianco.
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IL COMMENTO
Di Ugo Tramballi, ISPI Senior Advisor
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"Israele è la prima democrazia al mondo ad aprire una crisi
di governo in mezzo alla pandemia. Ma qualche problema la democrazia israeliana
lo deve avere se a marzo si voterà per la quarta volta in meno di due anni e se
una delle cause della crisi è stato il tentativo del premier inquisito Bibi
Netanyahu di licenziare “trumpianamente” il ministro della Giustizia.
Difficilmente le prossime elezioni garantiranno una
maggioranza parlamentare solida per governare. La differenza rispetto alle
altre è che lo scontro sarà tutto a destra: Bibi e il Likud contro molti dei
suoi ex amici. La sinistra era scomparsa da tempo, ora anche il centro si
sfalderà: è probabile che Benny Ganz e Kahol Lavan, ormai atomizzato, nemmeno
si presenteranno agli elettori. Dal 1977 i laburisti hanno vinto solo due volte
e per poco. Lo spostamento a destra del paese continua."
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