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23 dicembre 2020

ISRAELE: UN'ALTRA CRISI

Martedì sera la Knesset si è sciolta; il paese andrà al voto per la quarta volta in due anni. Il governo dimissionario ha però concordato di introdurre un nuovo lockdown, in vista della terza ondata di contagi di coronavirus.

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Il parlamento di Israele non è riuscito ad approvare la legge di bilancio entro la mezzanotte, provocando lo scioglimento della stessa Knesset. Il paese tornerà al voto il 23 marzo prossimo, per le quarte elezioni parlamentari in due anni. Non è quindi durata molto la coalizione tra il Likud, formazione di destra del primo ministro Benjamin Netanyahu, e il ministro della Difesa e leader del partito centrista Blu e Bianco Benny Gantz. I due avevano trovato l’intesa lo scorso maggio in nome della stabilità, più che mai necessaria vista l’emergenza sanitaria e la già lunga precarietà dell’esecutivo israeliano. Tuttavia, a Tel Aviv Bibi ha sempre preferito agire in modo autonomo, non considerando Gantz un vero alleato di governo, e le divergenze tra i due riguardano molti dossier: dalle occupazioni in Cisgiordania alla gestione della pandemia. Eppure adesso i due leader sembrano concordare circa l’introduzione di un nuovo lockdown, che verrà discusso oggi dal consiglio dei ministri. Israele fu il primo paese al mondo che a fine estate introdusse nuovamente le misure restrittive dopo la prima ondata. Il ministro della Salute Yuli Edelstein avverte che ora il paese sta per fronteggiare la terza ondata sostenendo la necessità di chiudere tutto nuovamente. Nel frattempo, è iniziata la campagna di vaccinazione e sabato scorso Edelstein e Netanyahu sono stati i primi israeliani a “dare il buon esempio” ricevendo il vaccino Pfizer-BioNTech.

Bibi vs Benny?

La coalizione tra Likud e Blu e Bianco era nata dopo le elezioni del 2 marzo per sostenere il governo di unità nazionale. Alle urne l’ex capo di stato maggiore Benny Gantz era stato il principale avversario di Netanyahu, i cui partiti avevano ricevuto rispettivamente 33 e 36 seggi nella Knesset. L’accordo, sostenuto dal presidente Reuven Rivlin, prevedeva che Bibi – il più longevo primo ministro della storia di Israele – sarebbe stato premier per 18 mesi, fino a ottobre 2021, quando avrebbe ceduto la carica a Gantz, che fino ad ora è stato il vice e ministro della Difesa. La coalizione sembrava aver seppellito l’ascia di guerra che opponeva i due partiti: Blu e Bianco aveva basato parte della sua campagna agli attacchi contro il premier, accusato di corruzione e frode, e l’accordo finale aveva portato a una scissione interna al partito centrista. La scadenza del termine per approvare la legge di bilancio ha riacceso i vecchi contrasti e i due Benjamin d’Israele sono tornati a scambiarsi accuse: “Non volevamo queste elezioni, non le voleva il Likud […] sfortunatamente Benny Gantz ha rinnegato gli accordi presi con noi”, ha dichiarato Netanyahu; “più bugie che parole”, replica l’ormai ex partner di governo Gantz, sostenendo che il premier voglia ricorrere al voto per evitare il processo in cui è imputato di corruzione.

Bibi vs giustizia?

Il processo a Netanyahu era stato finora posticipato dai tre turni elettorali nonché dallo scoppio della pandemia ed è verosimile che, alla luce dello scioglimento del parlamento e di un probabile nuovo lockdown, ci sia un ulteriore rinvio. Ci sono state udienze a maggio (inizialmente previste per marzo), luglio, novembre e dicembre. La nuova data è il 13 gennaio e non si sa se ci sarà un altro rinvio (nel frattempo la giudice capo Rivkah Friedman-Feldman è anche risultata positiva al Covid). Quella dovrebbe essere l’ultima udienza preliminare prima di febbraio, quando cominceranno ad essere ascoltati i tanti testimoni del processo. Quel che è certo è che il primo ministro israeliano sta personalizzando sempre più la politica del paese. Ne ha risentito anche il Likud, da cui è fuoriuscito il radicale Gideon Saar, già segretario del gabinetto di Bibi, che accusa il premier di smanie di onnipotenza. Saar ha fondato un nuovo partito di destra, Nuova Speranza, che stando ai sondaggi oggi arriverebbe secondo, dietro al Likud. I guai giudiziari di Bibi sono però l’unico collante che unisce le opposizioni al premier, e quelli che stanno alla sua destra sono in crescita e destinati a non appoggiare più un esecutivo guidato da Netanyahu.

Sempre più a destra?

I sondaggi dicono sostanzialmente tre cose. Innanzitutto che il Likud resterà il primo partito, e che il problema sarà – ancora una volta – non se governerà ma come e con chi. Poi che la formazione guidata da Gantz potrebbe addirittura rimanere fuori dalla Knesset, non raggiungendo la soglia di sbarramento del 3,25%, una vera e propria débâcle se si pensa che appena nove mesi fa arrivò secondo raccogliendo oltre il 26% dei consensi. Ultimo, ma non per importanza, che il baricentro politico del paese è sempre più a destra: anche il partito laburista rischia di non superare la soglia di sbarramento, mentre crescono le formazioni religiose e nazionaliste a destra del Likud. Tra questi, Nuova Speranza di Saar, e Yamina, formazione di estrema destra guidata dall’ex ministro della Difesa Naftali Bennet. I sondaggi assegnano loro, rispettivamente, 18 e 13 seggi (il Likud dovrebbe scendere a 29) e saranno loro, in tutta probabilità, l’ago della bilancia per una futura maggioranza di governo. Anche se i loro leader hanno già scongiurato di voler sostenere un governo guidato da Netanyahu. Più probabile che questi formino un blocco unico di opposizione insieme al partito di destra nazionalista Yisrael Beytenu di Avigdor Liberman e ai fuoriusciti da Blu e Bianco.

IL COMMENTO


Di Ugo Tramballi, ISPI Senior Advisor

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"Israele è la prima democrazia al mondo ad aprire una crisi di governo in mezzo alla pandemia. Ma qualche problema la democrazia israeliana lo deve avere se a marzo si voterà per la quarta volta in meno di due anni e se una delle cause della crisi è stato il tentativo del premier inquisito Bibi Netanyahu di licenziare “trumpianamente” il ministro della Giustizia. 


Difficilmente le prossime elezioni garantiranno una maggioranza parlamentare solida per governare. La differenza rispetto alle altre è che lo scontro sarà tutto a destra: Bibi e il Likud contro molti dei suoi ex amici. La sinistra era scomparsa da tempo, ora anche il centro si sfalderà: è probabile che Benny Ganz e Kahol Lavan, ormai atomizzato, nemmeno si presenteranno agli elettori. Dal 1977 i laburisti hanno vinto solo due volte e per poco. Lo spostamento a destra del paese continua."

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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