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IL G20 E LE SFIDE DELLA PANDEMIA
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Al via sabato in Arabia Saudita il vertice (virtuale) del G20. Clima, pandemia e sospensione del debito
sono solo alcune delle sfide con cui i ‘grandi’ del mondo in cerca di un nuovo multilateralismo,
sono chiamati a confrontarsi.
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Sono numerose le sfide
che i capi di Stato e di Governo del G20 si troveranno ad affrontare nella due
giorni di colloqui che si apre sabato in Arabia Saudita. Il vertice dell’organizzazione che
riunisce le economie più ricche del mondo – e che da dicembre passerà sotto la
presidenza italiana - ha una lunga lista di temi ‘caldi’ all’ordine del giorno:
dai cambiamenti climatici al commercio, dal futuro del lavoro alle disuguaglianze crescenti e alle sfide poste dalla trasformazione digitale.
Questioni che la pandemia – che ha
costretto gli organizzatori a tenere il vertice in forma virtuale – ha
contribuito a rilanciare con maggiore urgenza, sull’onda della peggior
recessione degli ultimi decenni. Il tutto mentre le nuove scoperte sui vaccini alimentano le speranze di contenere
il virus che ha infettato finora 55 milioni di persone e ha provocato 1,3
milioni di morti a livello globale. Finora le nazioni del G20 hanno stanziato
complessivamente oltre 21 miliardi di dollari per contrastare la pandemia e
produrre delle cure, oltre ad iniettare miliardi di capitali per sostenere le
economie in lockdown e in crisi di domanda. Ma molto resta ancora da fare. Per questo, alla vigilia del summit il Segretario
generale dell’ONU Antonio Guterres ha invitato i leader del G20 ad essere “più audaci e ambiziosi”
nella loro risposta alla pandemia.
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Clima: si è fatto
abbastanza?
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Oggi, con una pandemia globale in corso, una crescente
conflittualità tra stati e di fronte a una crisi economica senza precedenti, sono
in molti a chiedersi se il summit sia ancora in grado di dare risposte concrete alle grandi sfide
mondiali. Tra le prime della lista, la lotta al cambiamento climatico e all’emissione
di gas serra causati per i tre quarti proprio dai paesi del G20.
Il fatto che nel 2020 la contrazione sarà pari al 7,5% secondo le stime, non vuol dire che si possa abbassare la guardia. Anzi, il
contrario. Secondo il rapporto pubblicato ieri da Climate Trasparency la ripresa
economica che seguirà il superamento della pandemia farà certamente tornare a
crescere i livelli delle
emissioni, mentre nessuno dei Paesi del G20, si
trova sulla giusta strada per centrare gli obiettivi indicati dagli Accordi di
Parigi, ovvero contenere l'aumento della temperatura media globale entro 2
gradi centigradi, meglio 1,5 rispetto al periodo pre-industriale. Se qualcosa si è fatto, insomma, non
è comunque abbastanza. Anche perché i combustibili fossili rappresentano ancora l’82 %
della produzione primaria di energia, poiché il calo del carbone è stato
compensato dall’aumento del consumo di petrolio (+1
per cento) e di gas (+ 3 per cento).
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In tempi di crisi, essere
ricchi aiuta. La risposta paesi benestanti alla peggior recessione degli ultimi
decenni innescata dal Coronavirus, è stata di iniettare capitali e forme di
sostegno per l’economia boccheggiante. Lo stesso, ma in misura relativa
alle proprie capacità, hanno fatto i paesi a medio reddito mentre quelli poveri
si ritrovano oggi con sistemi economici
più vulnerabili al perdurare della crisi, e rischiano di vedere milioni di
persone scivolare al di sotto della soglia di povertà. Il G20 è chiamato ad
adottare scelte coraggiose per contrastare possibili insolvenze del credito nei
paesi in via di sviluppo. La scorsa settimana, i ministri delle finanze dei 20
hanno annunciato un "quadro comune" per un piano di
ristrutturazione del debito per i paesi colpiti dal virus, ma Action Aid ha
descritto la misura come “drammaticamente inadeguata”. Attualmente molti governi spendono
più per la restituzione del debito che per la sanità, mentre l’Iniziativa di
sospensione del debito del G20 rinvia
solo una frazione dei pagamenti, inclusi gli interessi, a metà del 2021.
Solo liberandosi dal peso del debito, infatti, i paesi più poveri potranno
destinare risorse alla lotta contro il Covid-19, investendo in sistemi sanitari
che possano essere in grado di far fronte alla pandemia e non solo.
Finora una risposta
coordinata da parte dei grandi organismi internazionali è mancata, ma il summit di sabato e domenica
potrebbe portare qualche novità.
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Ricostruire il multilateralismo?
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L’Iniziativa di
sospensione del servizio del debito (Dssi), voluta dai leader del G20 nella
fase più acuta della pandemia, potrebbe diventare uno strumento legalmente
vincolante attraverso il quale puntare alla cancellazione di tutti i pagamenti
per debito, tra cui quelli nei confronti delle istituzioni multilaterali, fino alla fine del 2022, includendo
anche i paesi a medio reddito. Il G20 potrebbe anche insistere per un’analoga
presa di posizione da parte dei creditori privati. Un cambio di passo, nel clima di perdurante declino dell’ordine multilaterale potrebbe arrivare con l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, magari con assegnazioni di diritti
speciali di prelievo (DSP) che darebbero maggiore forza al Fondo Monetario
Internazionale, a vantaggio dei paesi più poveri. “Il G20 sa che sarà
necessario un ulteriore alleggerimento del debito. Il gruppo deve ora mostrare maggiore ambizione e proporre misure
più audaci per consentire ai paesi in via di sviluppo di affrontare
efficacemente la crisi ed evitare che la recessione globale si trasformi in una
depressione globale”, scrive il Segretario Generale Onu in una lettera inviata ai potenti
del mondo. “Mentre combattiamo questa pandemia senza precedenti, il mondo ha
più che mai bisogno di essere guidato da leader uniti che cercano di affrontare
la crisi e di ricostruire meglio. La pandemia deve essere un campanello d’allarme per tutti: essere divisi significa mettere
tutti a rischio, prevenire significa salvare soldi e vite umane”.
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IL COMMENTO
di
Paolo Magri, Chair T20
Italy e Vice Presidente Esecutivo ISPI
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“Dal
1° dicembre l’Italia sarà presidente di turno del G20, il gruppo che riunisce
le più importanti economie del mondo. È una sfida significativa perché il G20
italiano 2021 si tiene con una pandemia non ancora alle spalle e che ha anzi
rilanciato con urgenza interrogativi globali tuttora in cerca risposte:
dall'ambiente al commercio, dal futuro del lavoro alla trasformazione digitale.
Una
prova ambiziosa alla quale ISPI contribuirà attivamente in quanto coordinatore
nazionale e chair del Think20 (T20) – assieme a IAI in qualità di co-chair e a
Bocconi quale co-chair del T20 summit – ovvero dell'organismo ufficiale che
raccoglie i principali think tank e centri di ricerca di tutto il mondo con
l'obiettivo di fornire raccomandazioni di policy ai leader del G20”.
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